14 novembre 2024
Scendendo a Civitavecchia (Roma)
Metà mattina
“Perché sorridi, sardina?”
“Perché vedo il mare.”
14 novembre 2024
Scendendo a Civitavecchia (Roma)
Metà mattina
“Perché sorridi, sardina?”
“Perché vedo il mare.”
13 novembre 2024
Tolfa (Roma)
Prima di guadare il Mignone
Ragazz3, riposiamoci un po’, che dopo è tutta salita.
11 novembre 2024
Verso Villa San Giovanni in Tuscia (VT)
Tra poco buio
Pensieri, pensieri ovunque.
Silenzio oppure no?
Cosa accadrà?
Andiamo, che tra poco è buio.
Sabato 9 novembre 2024
Sul Cimino (VT)
Tardo pomeriggio
Varie cose, pensavo, mentre salivamo sparpagliat3 sul monte Cimino, mi aspettavo bandite, da incontrare qua e là, nascoste in qualche cespuglio, o a bordo di macchine grigie, dietro ad una curva, o in cima alla salita, pensieri da compagnia, che fanno scordare la fatica, sognare ad occhi aperti, ma ecco che siamo arrivat3, una doccia un gettone, e poi di corsa, a studiare, il minestrone sul fuoco, facciamo un po’ lezione, che stanotte poi si dorme al caldo, mentre domani chissà.
8 novembre 2024
Foresteria del Sentiero di Palliccio
Mattina
Gli zaini sono pronti, resta da togliere la bandiera, e lasciare questo posto, che per me non è un posto qualsiasi, ma da oggi si fa sul serio, un cammino senza pause, ogni notte si dorme in un luogo diverso, e la mattina chi si ricorda che posto è, si cambia sempre, solo i pensieri sono gli stessi, a riempire di sogni, con gli occhi aperti, le lunghe notti insonni.
Un altro percorso che non esiste, l’ho disegnato con Wikiloc in mezzo al deserto e sulle montagne, e la traccia compone il nome di Ahoo Daryaei.
Riempiamo la mappa dell’Iran con percorsi immaginari che ricordino lei e tutte le donne iraniane che lottano per la libertà.
https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/ahoo-daryaei-190814323
https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/mahsa-amini-116011687
2 novembre 2024
Foresteria del Sentiero di Palliccio
Prima di cena
Stasera ti faccio leggere di Peppino Impastato, nel tuo italiano che diventa ogni giorno migliore, tu mi chiedi il significato di certe parole, che io provo a spiegarti, e ti emozioni, e io pure, e ancora di più quando ti faccio vedere lo spezzone di un film, e ascoltare un brano tratto da un concerto, uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi e allora cominci a cantare e poi mi dici che questa è la tua ispirazione, mostrandomi la pelle d’oca sulle tue braccia scoperte.
2 novembre 2024
Foresteria del Sentiero di Palliccio
Mattina presto
Piccoli tavoli disposti qua e là, in mezzo agli olivi, due o tre sedie, che se non bastano ce ne sono pure altre, e quando esce il sole si sta bene anche seduti sull’erba, chissà di cosa si parlerà qui, forse di Hegel, oppure di Napoleone, o magari si sentirà parlare inglese, o si seguirà una lezione di matematica, ma pure le scienze qui verranno bene, per non parlare della ricreazione, che si fa anche quella, un bel giro del sentiero e via.
A chi tocca preparare il pranzo oggi?
30 ottobre 2024
Extralibera, Roma
Mattina
Quella di Joe Petrosino è una storia che ho incontrato quando ero bambino, e quella di Jerry Essan Messlo quando ero un giovane adulto, mentre quella di Renata Fonte mi è apparsa davanti agli occhi solo oggi, non la conoscevo, e mi dispiace, oggi siamo stat3 in un luogo pieno di storie, tutte dolorose e violente, storie che sono nostre e che non dobbiamo dimenticare, storie che non devono accadere mai più.
28 ottobre 2024
Foresteria del Sentiero di Palliccio
Dopo le 17
Il sole tramonta, e noi tra poco andiamo in onda, in una immaginaria trasmissione radiofonica, abbiamo pochi minuti per scegliere un tema, lo troveremo?
Chissà.
Però teniamo d’occhio la zucca sul fuoco, e tu, vai a metterti le scarpe, che a piedi nudi, tra poco, avrai freddo.
27 ottobre 2024
Lugnano (TR)
A metà giornata
Tu non lo sai, nonna, che oggi era la giornata delle guide, e non sai che ho portato le persone lì nel fosso di cui mi parlavi tu, e nemmeno sai che ci sono già stato tante volte, e non sai neppure cosa sto facendo, con quest3 ragazz3, è trascorso così tanto tempo, da quando te ne sei andata, ma oggi, tra i soliti pensieri, ho pensato anche a te.
23 ottobre 2024
Foresteria Sentiero di Palliccio
Metà mattina
Mica poche, le emozioni, ad arrivare qui, dopo tanto girovagare, in parte senza senso, sono tornato a casa, per qualche giorno, con tutta la carovana, l’effetto bello che mi fa, dove prima c’era silenzio, adesso c’è un vociare, chi dorme di sopra, chi dorme di sotto, chi non dorme per niente, ma quello sono io, e poi la mattina, alla spicciolata, tutti a fare colazione, e poi le lezioni, i cachi sono il carbonio, le mele sono idrogeno, ma non va bene, dice Laura, dovrebbero essere ossigeno, o almeno così mi sembra, di aver capito, che io non ci capisco nulla, io faccio storia, e oggi neppure quella, che c’è la spesa da fare, e pure la lavanderia, la pioggia che ci bagna, il fango che ci sporca, l’affetto che ci unisce.
22 ottobre 2024
Tevere
Tarda mattina
Ci sono momenti nella vita in cui ti trovi un po’ infangato, tu immaginalo a colori, e cammina.
20 ottobre 2024
Chia (Viterbo)
Ora di pranzo
Chi sminuzza le erbe, chi taglia il pane, chi prepara la tavola, chi butta il riso nell’acqua, chi assaggia dalla pentola, chi ha fame, chi parla del programma, chi suona uno strumento, chi cerca una cosa, chi non fa nulla e chi dalla finestra grida aspetta!
Che ti devo dire una cosa.
16 ottobre 2024
Chia (Viterbo)
Mattina presto
Oggi è un mese che abbiamo iniziato a vivere insieme, e qualcosa in questo mese è cambiato, ad esempio all’inizio c’erano tutti e sette, ma poi sono spariti uno dopo l’altro, senza che io mi accorgessi di nulla, va bene che sono distratto, e ho mille pensieri, soprattutto di notte, Anna me lo chiede sempre, se ho dormito bene, e io le rispondo sempre, ho dormito poco, ma come ho fatto a non accorgermene, chissà dove sono andati, non esiste più una domenica, chi ha più visto un lunedì o un martedì, di sabato non se ne parla proprio, del venerdì se ne sono perse le tracce, e del giovedì ho un vago ricordo, mi pare che seguisse il mercoledì, insomma questa pazza carovana, ha perso i giorni della settimana, non c’è più una fine o un inizio, si studia di domenica, ci si riposa di martedì, ma poi la domenica successiva la fa il venerdì, e poi per quindici giorni non c’è nulla che assomigli ad un giorno di festa, o forse tutti e quindici lo sono, ogni giorno fa quello che vuole, ci piace così.
Arrivano notizie tremende, mentre sono in giro, mi era mancato il respiro, giusto un anno fa, mentre ti chiedevo – vi chiedevo – delle cose, tanta era l’emozione, e forse il dispiacere, mi sentivo responsabile, e pure ora il respiro manca, adesso che so della tua scomparsa, ma lo sai che non mi sono fermato, un altro incontro bellissimo è arrivato nel frattempo, e non mi fermo più, un abbraccio forte, Rosa Garofalo.
13 ottobre 2024
Vigna di Valle (Roma)
Pomeriggio
Sono stufo di sentirmi chiamare pallone gonfiato, sono stufo della gente che mi guarda, non mi interessa se Napoleone è stato incoronato da poco, non voglio far parte dei festeggiamenti, e stanotte ne approfitto, di questa tempesta su Parigi, per rompere le funi, e volare via, dove mi porta il vento, verso sud, attraverso tutta la Francia, che freddo sulle Alpi, e poi anche gli Appennini, ma quanta strada che ho fatto, è quasi un giorno che sto volando, e ora sono esausto, e anche se sto cadendo in questo lago, il lago di Bracciano, almeno ci ho provato, et vive la liberté.
(In occasione delle celebrazioni per l’incoronazione a imperatore di Napoleone, avvenuta il 2 dicembre 1804, a Parigi, viene innalzato un aerostato davanti alla cattedrale di Notre Dame. La notte del 16 dicembre il forte vento ne rompe gli ormeggi e lo manda alla deriva. Dopo 22 ore, precipita nel lago di Bracciano.)
11 ottobre 2024
Trevignano (Roma)
Quasi notte
Gli sguardi rapiti e l’ascolto attento, la meraviglia delle immagini e quello che c’è dietro, l’approccio rispettoso e delicato, e pure le risate, che non mancano mai, grazie Marco Leopardi per averci raccontato il lavoro di documentarista, mentre la lavatrice andava, e il vino riscaldava.
11 ottobre 2024
Trevignano (Roma)
Metà mattina
Essere dove eravamo, e magari risaremo, ma se non sarà, almeno col pensiero, sorrisi, sonno, lacrime, attesa, musica, amicizia e amore, nel giro di poche ore, mille abiti diversi.
7 ottobre 2024
Ex ferrovia Civitavecchia Capranica
Pomeriggio
Quante storie, saranno transitate, sotto questo buio tunnel, di una ferrovia dismessa, che a raccontarle tutte, non basterebbe il tempo, a questo penso, mentre leggiamo poesie, che danno brividi, ma saranno loro, il vento fresco, o il ricordo di ieri?
3 ottobre 2024
Capranica (VT)
Quasi l’una di notte
È quasi l’una, non riesco a dormire, che devo pensare, come sempre a quest’ora, e pure in pigiama, faccio due passi, mi torna alla mente, quando eravate un’idea, son passati dei mesi, timidi incontri, talvolta a distanza, quasi mai di persona, che il tempo vola, siamo partiti, (ce la fai ad aspettarmi, ti ho appena chiesto, chi lo sa, mi hai risposto), c’era un film questa sera, ma chi lo ha guardato, eravate voi, il vero spettacolo.
1 ottobre 2024
Capranica (VT)
A cena
Se gli addii possono essere strazianti, anche gli arrivederci a volte fanno male, e quello di stamani un po’ di magone ce lo ha procurato. Due settimane di condivisione di tutto, pensieri, sogni, paure, lezioni, desideri, certezze, risate, favori, dormite, insonnia, tosse, dolori, termometri, buste della spesa, piatti da preparare e piatti da lavare e mille altre cose e tu che non ti sei mai tirato indietro nemmeno una volta, simpatia, generosità e gentilezza fatte persona, ci rivediamo in Calabria, aspettaci Roberto e grazie!
29 settembre 2024
Oriolo Romano (VT)
Pomeriggio
Due notti ancora, in questo convento, con le porte che cigolano e gli spifferi alle finestre, uno scalpiccio di passi di chi non sai chi è, e tu hai troppo sonno, per aprire gli occhi, ti rimarrà la curiosità, su chi girava nell’oscurità, sarà stato un fantasma, di cose strane sai quante ne capitano, sarà la febbre, che in questi giorni ti ha fatto compagnia, o la fantasia, che non ti lascia mai, oppure un sogno, se stavi dormendo, magari lo chiedo domani, quando siamo in refettorio, al suono della campanella, all’ora della colazione, il profumo di caffè è così buono, preso con le persone care, ti fa stare bene, e chi ci pensa più, a chi girava questa notte, in questo convento, con le porte che cigolano e gli spifferi alle finestre.
24 settembre 2024
Oriolo Romano (VT)
Prima di dormire
Avete visto, che in questi giorni tutti, mai ho smesso di avvicinarmi a voi, ma l’ho fatto sempre con delicatezza, senza bagnarvi, aspettando che foste sotto ad una tettoia, per palesarmi, o al riparo di una casa, per scatenarmi, sono stata gentile, vi ho danzato attorno, che anche se siete pronti, è sempre meglio aspettare un po’, ma non sarà per molto, ve l’ho detto, guardate ci sono anch’io, in questo viaggio matto, e porterò con me, gli amici vento e freddo, a farvi compagnia, il mio nome è pioggia, e verso domani, quasi certo, tornerò.
19 settembre 2024
Lubriano (VT)
Tardo pomeriggio
Giovani persone, gli sguardi attenti, i sorrisi sulle labbra, che non mancano mai, forse timorose, una alla volta, io che le chiamo, si affacciano alla porta, in questa piccola stanza, in questo piccolo museo, in questo piccolo paese, fanno pochi passi, e si mettono sedute, giovani persone, chissà cosa si aspettano, provo a sorridere, mi alzo in piedi, chiudo la finestra, fuori piove, mi metto seduto, comincio a parlare, continuo ad ascoltare, giovani persone, vorrei far così, ma se così non vi piace, facciamo in altro modo, così ci piace, tutte mi dite, da domani si comincia, a raccontar di storie, e di letterature, e belle poesie, ma lo facciamo insieme, quando ci pare, giovani persone, che il tempo non ci manca, questo tempo d’autunno, che sa di malinconia, e di felicità.
15 settembre 2024
Porchiano del Monte (TR)
Verso notte
Mi risuonano nella mente nomi singolari e lontani, Joppolo, laggiù in Sicilia, e Sequals, lassù in Friuli, separati da centinaia di migliaia di passi, che faremo dall’uno all’altro, in quest’anno così strano, che domani comincia l’avventura, quando terminerà la notte che mi aspetta, così tribolata immagino, colma di pensieri e di emozioni, come se non bastassero, tutte le notti e i giorni che l’hanno preceduta, e che dimenticare non potrò mai, di quest’incredibile estate, le connessioni d’agosto, mentre spengo la luce e provo a sognare.
Nella terza stagione del podcast “Prova a prendermi”, curato da Valentina Lo Surdo, tra i vari episodi, si parla anche del Sentiero di Palliccio, di Strade Maestre, e di me.
In autunno saremo in Umbria, Lazio, Sicilia.
D’inverno in Calabria, Puglia, Campania, Lazio.
La primavera ci vedrà in Toscana, Emilia-Romagna, e poi Veneto e infine Friuli-Venezia Giulia.
Poi ci sarano gli esami, prima del ritorno a casa, e le vacanze d’estate, magari in un cammino, perché no.
Un percorso in parte già stabilito, in parte abbozzato, che sono tante le variabili che incontreremo, e avremo capacità di adattarci.
Questa nave la prenderemo per andare in Sicilia, e poi ritornare.
Oggi manca un mese alla partenza di Strade Maestre, la scuola lunga 1000 km.
Se volete sostenere questo progetto, anche con una cifra minima, e aiutare i ragazzi e le ragazze anche in futuro a partecipare a questa esperienza di scuola innovativa, potete farlo qui:
https://www.produzionidalbasso.com/…/strade-maestre…/
Vi ringraziamo tantissimo.
“Serve ancora imparare le lingue straniere?”, è il titolo di un articolo apparso su Repubblica qualche giorno fa, considerato che ora ci sono app e strumenti vari per tradurre in automatico.
Io penso di sì, e lo dice uno che le mastica malissimo, pur essendo affascinato da alcune di esse, come ad esempio il portoghese, che ho studiato all’università molto tempo fa.
In genere le confondo, in una frase metto una parola di una lingua e una di un’altra, suscitando ilarità nei miei interlocutori, per cui alla fine tendo a stare zitto, che male non è.
Sapere – ma bene eh! – una lingua straniera ti può salvare la pelle, e nel corso della storia ce ne sono diversi di episodi – veri o leggendari – in cui pronunciare bene o male una parola ha voluto dire salvare o perdere la vita.
Già nella Bibbia si racconta di un popolo, i Galaaditi, in lotta con un altro popolo, gli Efraimiti, e quando questi ultimi ormai sconfitti cercano di fuggire, i primi per riconoscerli chiedono ad ogni persona che incontrano di pronunciare la parola shibboleth, che probabilmente vuol dire spiga, e che è di difficile pronuncia per chi non è originario del Galaad; tutti quelli che non ci riescono, vengono uccisi.
Ma anche durante i Vespri Siciliani, gli abitanti dell’isola a caccia di Francesi, domandano a chi incontrano, di pronunciare la parola ciciri (ceci) e chi non ci riesce, adieu.
Sempre ceci, sempre leggende, pure i Sardi chiedono ai Piemontesi di pronunciare la parola cixiri, e se non ce la fai, zac.
Non è leggenda, ma tragica storia, quando negli anni Trenta del secolo scorso avviene una sorta di pulizia etnica, nella Repubblica Dominicana, nei confronti degli Haitiani che si trovavano a viver lì. I soldati vanno in giro con un rametto di prezzemolo, chiedendo a coloro che incontrano, di cosa si tratta.
Se questi non riescono a pronunciare il suo nome, vengono massacrati a coltellate, e sono qualche decina di migliaia gli sventurati che subiscono quello che è passato alla storia come “Massacro del prezzemolo”.
Oggi massacrare popoli è più semplice, si inseriscono le coordinate in un computer, si fa partire un missile o una bomba, e chi se ne frega se va a colpire una caserma, un ospedale o un mercato e che lingua parlano al loro interno.
Forse, da questo punto di vista, non è più così importante conoscere le lingue.
Ragazzi, fermiamoci un attimo, posiamo gli zaini, guardate che bello questo sentiero che passa in mezzo alle ginestre fiorite!
Mi viene in mente un episodio avvenuto tanti anni fa, in Francia, verso il 1127. C’era un giovane nobile di quattordici anni, si chiamava Goffredò d’Angiò, detto il Bello, che trascorreva lunghe ore in giro con il suo cavallo lanciato al galoppo.
Un giorno il cavallo si spaventa per qualcosa, si imbizzarrisce, e cade in un dirupo. Il giovane riesce a non cadere nel precipizio aggrappandosi ad un arbusto di ginestra e rimane lì penzolante finché i suoi uomini, non vedendolo tornare, lo vanno a cercare e lo liberano da quella scomoda posizione.
Quella sera, al castello, è festa grande, e Goffredo, attento ai segni del destino, decide di mettere un fiore di ginestra sul suo cappello, ogni giorno. E i suoi figli, e i figli dei suoi figli, fanno lo stesso, a tal punto da venire ricordati per sempre col nome dell’arbusto miracoloso: i Plantageneti (planta genet, pianta di ginestra).
Mi passi l’acqua per favore? Ma non è finita.
Si chiamarono così quattordici re d’Inghilterra, una dinastia che – compresi i rami cadetti degli York e dei Lancaster, regnò sul paese per più di trecento anni.
A dire il vero, i Plantageneti del ramo York scelsero come simbolo un fiore più nobile, la rosa, e lo stesso fecero quelli del ramo Lancaster. Una rosa bianca, per i primi, e una rossa per i secondi, a rimarcare una differenza che via via sarebbe diventata dissidio, fino a sfociare in una vera e propria guerra, la Guerra delle due rose, che si combatté fra il 1455 e il 1485.
Io penso che possiamo fermarci a mangiare, qui.
L’ultimo re di questa lunga dinastia, fu Riccardo III, che Shakespeare, nel suo celebre dramma, volle deforme e malvagio, e quando questi rimane sconfitto sul campo di battaglia, vicino alla morte, gli fa esclamare la famosa frase “Il mio regno per un cavallo”. Roberta, lo cerchiamo questo dramma?
Curioso, no, una dinastia che inizia e termina con un cavallo.
Oggi la ginestra è quasi un problema, cresce dappertutto, senza bisogno di trattamenti, non sappiamo cosa farcene, ma una volta non era così, pensate che se ne ricavava una fibra tessile simile a quella del lino e della canapa. Se non ricordo male, a Pompei, sono stati ritrovati resti di abiti con questa fibra.
Quando ci passiamo ricordiamocelo, e domandiamo!
Ma anche nel periodo dell’autarchia, dove sei L. questo è per te, dopo le sanzioni all’Italia, c’era carenza di materie prime e la produzione di fibre di ginestra ebbe grande impulso, pare che intorno al 1942 ci fossero più di sessanta ginestrifici.
Se vi capita di vedere una G nell’etichetta di un vestito, bè, c’è la ginestra.
E le poesie? Ce n’è una di Giacomo Leopardi che si intitola proprio così, e e poi viene citata anche da Gabriele D’Annunzio ne La pioggia nel pineto. Anzi, mentre ci riposiamo un po’, perché non le leggiamo?
Poi ci rimettiamo in cammino.
Strade Maestre – Fare scuola con la pratica del cammino.