Ogni tanto

Ogni tanto vorrei essere qualcun altro, da qualche altra parte, in qualche altro tempo, e mi diverto ad immaginare come sarebbe il Marcello se si trovasse in vite altrui.

Non vado mai da solo in queste fantasie, ma porto con me anche amici e conoscenti, cercando di adattare ognuno di loro a questo o quel personaggio, o buttandoci tutti dentro ad una categoria senza stare troppo a vedere chi è questo e chi è quello.

Ho amici e conoscenti che starebbero benissimo nel ruolo di pontefici, qualcuno che non sfigurerebbe come generale napoleonico, altri che anche come filosofi potrebbero dire da loro, e poi una marea di eretici, che ognuno la pensa a modo suo e temo parecchi sarebbero finiti sul rogo, ma tant’è.

La lettura serale di alcuni diari che tenevo nel periodo universitario mi ha fatto tornare in mente persone di cui nel frattempo ho perso le tracce, complice anche questo trasferimento in terra umbra, la lontananza non aiuta.

Eccoci allora, tutti clerici vagantes nelle mie fantasie, gente che andava di università in università, cantando gaudeamus igitur (“godiamo dunque, finché siamo giovani, che dopo la scomoda vecchiaia, ci riceverà la terra…”), tanto il latino era la lingua internazionale e ci si capiva, e poi lo status di chierici permetteva di godere di protezioni e immunità, che la gente di chiesa – si sa – preferisce farsi giudicare solo da gente di chiesa.

E nei pensieri vago anch’io dalla mia gioventù a quella del medioevo, ricordo le cazzate che facevamo e le paragono a quelle dei nostri colleghi del passato, e le autorità che protestavano, oggi come allora, per certi comportamenti sopra le righe, goliardia si direbbe, e poi il limite chi lo stabilisce?

(“Alla malora la tristezza, alla malora chi ci odia, alla malora il diavolo, chiunque sia contro gli studenti, ed i denigratori”), quant’è bella giovinezza, avrebbe detto più tardi Lorenzo il Magnifico, aveva ragione, ma anche da adulti se le cose vanno bene non è che sia tutto ‘sto dramma, anzi, si possono dare zampate mica male e poi raccontarcele fra noi e farci tante risate.

Chissà se si capisce quello che ho scritto, io non correggo, tra un minuto è l’una, è ora di pranzo e devo pensare a cosa mangiare, riponiamo queste fantasie e torniano alla vita concreta.