Che gli importava a lui della fine dell’anno

Che gli importava a lui della fine dell’anno.

Che poi non era una fine dell’anno qualsiasi, era la fine dell’anno novecentonovantanove, e dopo poche ore si sarebbe entrati nel mille.

Chissà se qualcuno era spaventato, di fronte ad una data simile. Mille e non più mille, avrebbe scritto secoli dopo Giosuè Carducci, alimentando una leggenda che in realtà non aveva alcun fondamento. La gente era spaventata? No, la maggior parte della gente nemmeno sapeva che giorno fosse, e anche quando si trattava di indicare la proprià età, tiravano un po’ a indovinare, che non si contava anno per anno, ma giusto per decennio. Avrà cinquant’anni, avrà quarant’anni circa, si diceva. Raramente, qualcuno indicava trentacinque, venticinque. Non si scendeva mai in questo grado di dettaglio.

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I cognomi

Il cognome paterno che per legge da solo ti porti dietro è implacabile, semina dietro di sé tutti quelli che lo hanno in qualche modo preceduto, che hanno contribuito a farti diventare quello che sei, e si prende un merito che ha solo in parte.

C’è tutto un miscuglio di persone che nelle decine e decine di anni precedenti sono state le origini della tua famiglia e il cui ricordo si perde col tempo.

Il tuo cognome si prende un diritto che non avrebbe, o per lo meno non avrebbe soltanto lui, è figlio di una convenzione che ci portiamo dietro e chissà per quanto tempo ancora sarà così. E anche se magari riuscissimo un giorno a conservare pure quello di mamma, sarebbero soltanto due i cognomi che per praticità ci portiamo dietro, e tutti gli altri si perderebbero per strada, sconfitti dalla sorte e dagli incroci dinastici.

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La Nave Bianca

Il comandante e proprietario della Nave Bianca si chiamava Thomas FitzStephen ed era orgoglioso di possedere una imbarcazione così veloce e moderna. Anche suo padre, che si chiamava Stephen FitzAirard, era stato capitano e proprietario di una nave che si chiamava Mora e che era stata al servizio di Guglielmo il Conquistatore.

Quella notte, novecento anni fa, il figlio Thomas FitzStephen pensò che sarebbe stato molto bello ospitare a bordo della propria nave il re Enrico I, che dalla Normandia doveva fare ritorno in Inghilterra. Purtroppo, il re aveva già organizzato il proprio rimpatrio a bordo di un’altra imbarcazione, e quindi declinò l’invito; ma suggerì che la Nave Bianca avrebbe potuto seguire la sua, ospitando il proprio figlio Guglielmo ed il resto della nobiltà che dovevano compiere lo stesso tragitto. E così fu.

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Una nave così grande non si era mai vista.

Lunga più di duecento metri, larga più di venti, una nave così grande non si era mai vista. Il suo progettista, Isambard Kingdom Brunel, era un ingegnere che accettava tutte le sfide che gli si ponevano davanti: aveva costruito ponti, ferrovie, gallerie, e figuriamoci se non sarebbe stato in grado di costruire la nave più grande del mondo.

D’altra parte, se si voleva navigare a vapore dall’Inghilterra all’India, da qualche parte il carbone bisognava metterlo, e di spazio ce ne voleva tanto. La navigazione sarebbe stata assicurata da due gigantesche pale, ma poi c’era anche un’elica aggiuntiva, e come se non bastasse, pure delle vele, che non si sa mai ci fosse stato bisogno anche del vento.

In alto, svettavano ben cinque fumaioli; in basso, un doppio fondo lungo tutta la chiglia, che le garantiva una grande sicurezza.

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Otmar di San Gallo

In questo periodaccio di ospedali, ospedali da campo, ospedali chiusi, ospedali da costruire, insomma, ogni tanto mi viene in mente la Svizzera, che nel mio immaginario è la patria delle cliniche dove ci si cura meglio, e chissà se è vero, ma comunque mi dà l’occasione per raccontare un’altra storiella.

L’edificio più antico nella storia della medicina svizzera è un lebbrosario che, insieme ad un ospedale e ad un ricovero per i poveri, venne costruito da un monaco di origine alemanna, di nome Otmar, che fu nominato nel 719 primo abate dell’abbazia di San Gallo, dalle parti del lago di Costanza.

Era un monastero piuttosto ricco di terre, e alla originale regola diciamo così “irlandese”, fu costretto poi a seguire quella benedettina, senza che questo comportasse chissà quali conseguenze.

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Da qualche parte, nel mare di Sumatra

Era esattamente l’11 novembre di ottanta anni fa, da qualche parte, nel mare di Sumatra. Si accorsero dell’inganno solo all’ultimo, quando ormai era troppo tardi.
Qualcuno morì. E forse, prima di morire, si rese conto che il prezioso carico che trasportavano era ormai passato in mani nemiche.
Gli ordini erano stati chiari: non soltanto gli undici sacchi di posta erano classificati come “top secret”, ma fra questi ce n’era uno decisamente più piccolo, ma molto più prezioso, tanto da meritarsi la classificazione ulteriore di “altamente confidenziale”. Non doveva assolutamente diventare preda dei tedeschi, e in caso di pericolo, andava gettato in mare.
Ma non fecero in tempo, i marinai americani della Automedon, a gettare il prezioso carico in acqua. Erano stati abbordati con l’inganno dalla nave corsara tedesca Atlantis, e quando si accorsero del trucco, era ormai troppo tardi.
Quando pensiamo ai corsari, ci vengono in mente storie di molti secoli fa, Francis Drake, i galeoni, i forzieri pieni di tesori. Ma i corsari sono sempre esistiti e nella Seconda guerra mondiale la marina tedesca li seppe utilizzare al meglio.
Fra le navi corsare, una delle più famose fu proprio l’Atlantis. Andava in scena utilizzando molte livree diverse, poteva sembrare una nave mercantile, un postale, una nave passeggeri, o chissà quante altre. Pare che fossero addirittura 26 le scenografie utilizzabili.
Nella sua stiva, era contenuto materiale che non avrebbe sfigurato nel miglior teatro del mondo, dalle finte bandiere ai finti fumaioli, fino ai finti costumi per l’equipaggio. L’Atlantis mostrava un un aspetto mansueto, ma poi, carpita la fiducia della nave nemica, voilà, sfoderava i cannoni, le divise, la bandiera di guerra, e colpiva, colpiva duro.
Cosa c’era scritto in quei documenti sottratti? C’era scritto fra l’altro che le forze alleate, nel Pacifico, probabilmente non sarebbero state in grado di opporsi ai giapponesi, in caso questi avessero attaccato pesantemente le basi americane. Da qui, era nata l’idea definitiva di colpire Pearl Harbor con tutte le sue conseguenze.
L’Atlantis andò in scena molte altre volte, in vari mari del mondo. Circa un anno dopo questo episodio, era il novembre del ’41, ebbe luogo la sua ultima rappresentazione. Prese le sembianze di una nave olandese, il Polyphemus. Ma la nave inglese alla quale si stava accostando, fiutò l’inganno, si rese conto della sua falsa identità, e la colpì a cannonate, facendola affondare.
Era sceso definitivamente il sipario sulla nave un po’ teatro e sui suoi marinai un po’ attori.

Grandi donne della storia

Segnalo a tutti gli appassionati di biografie che quest’estate in abbinamento con il Corriere della Sera vengono proposte alcune storie di donne famose: da Marie Curie ad Anna Bolena, da Giovanna d’Arco a Cleopatra e altre ancora.

Agili volumetti di facile lettura, utili anche per ricordare di tutte le enormi difficoltà che le donne hanno avuto – e hanno ancora! – per affermarsi al pari dei loro colleghi uomini.

Magari Armaduk

C’è quel punto del nostro pianeta nel quale, qualsiasi direzione tu prenda, non ti puoi sbagliare, vai sempre verso sud, ed è un luogo piuttosto comodo da questo punto di vista, anche se un po’ freddino, mi riferisco ovviamente al polo nord, al polo nord geografico per l’esattezza, che lì per lì ti sembra un posto sicuro e immutabile, non come quell’antipatico di polo nord magnetico che cambia in continuazione, ma poi scopri che anche il polo nord geografico si modifica nel tempo per una serie di oscillazioni che fa la terra nel corso del tempo, e allora tutto diventa un po’ indefinito ma non mi preoccupo più di tanto che da domani al massimo posso girare solo all’interno della mia regione, altroché polo nord, e quindi posso soltanto ricordare che proprio oggi 3 maggio nel 1952 alcuni militari americani furono i primi a raggiungere il polo nord geografico, affermazione smentita da altri che affermano piuttosto che fossero dei sovietici ad averlo fatto in precedenza e quindi insomma non c’è certezza nemmeno su chi ci è arrivato prima.
Magari Armaduk.

25 aprile 2020

Buon anniversario della Liberazione a tutte le persone, anche e soprattutto a quelle che non la festeggiano, e che magari la sbeffeggiano irrispettosi, che se hanno questa possibilità è grazie a chi tanti anni fa ha dato la vita per liberarci dal nazifascismo.
Buon anniversario della Liberazione a tutte le persone che ancora libere non sono e lottano ogni giorno contro qualsiasi dittatura e privazione dei diritti fondamentali.
Buon anniversario della Liberazione infine anche a tutte quelle persone che oggi ne hanno generosamente allargato il significato e combattono per liberare per quanto possibile le altre specie meno fortunate di noi.
Grazie 💙

Exclave

Anche in Italia ci sono territori che non hanno pace, ma non perché stiano attraversando qualche situazione di disagio, violenza o cose del genere, ma perché dal punto di vista amministrativo sono nati per così dire strani, lo sono rimasti nel corso degli anni, e ogni tanto fanno ulteriori stranezze.

Niente di preoccupante, eh, sono soltanto delle “exclave” o delle “enclave” a seconda da dove le si consideri.

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Quel poveraccio di Enrico IV

Chi di noi non ha goduto un po’ pensando a quel poveraccio di Enrico IV, scalzo e con abiti dimessi, il capo cosparso di cenere, che sotto alla neve aspetta due o tre giorni che Gregorio VII lo riceva per togliergli la scomunica? Ma sì, quell’episodio famoso accaduto nel castello di Canossa, i primi giorni del 1077, dove Matilde ospitava momentaneamente il papa. Quest’ultimo era in viaggio verso la Germania, mentre Enrico IV era sceso in Italia per incontrarlo. In buona sostanza, l’imperatore aveva scomunicato, per così dire, il papa, definito “monaco falso”, e il secondo aveva risposto per le rime, chiamandolo “spergiuro, adultero e falso”.

Insomma, i due non si piacevano.

Dopo tre giorni il papa decise di far entrare Enrico IV, e gli tolse la scomunica. La cosa durò poco, e non più tardi di tre anni dopo il papa lo scomunicò di nuovo. La lotta per le investiture era lontana dal ricomporsi.

Gregorio VII, Ildebrando di Soana, proprio oggi 22 aprile, del 1073, venne eletto papa.

L’etica della reciprocità, ma per tutti!

Tra i valori morali che dovrebbero accompagnare l’esistenza di ogni individuo, c’è quello che viene genericamente definito come “etica della reciprocità”, oppure “regola d’oro”, che in tutti i tempi e in tutte le culture è stato variamente espresso.

Di cosa si tratta? Semplicemente del “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”, la cui versione più robusta sarebbe “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”, ma il risultato non cambia, ed è chiaro per tutti. Praticamente tutte le religioni del mondo l’hanno fatta propria e declinata con pochissime differenze.

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Guardando quest’ape

Guardando quest’ape che stava bottinando sui fiori di casa mia, mi è tornato in mente l’etologo austriaco Karl von Frisch che fu il primo a scoprire e spiegare la loro danza. Egli si accorse che il movimento delle api quando tornano all’alveare non è casuale, ma segue precise regole e serve ad indicare alle altre dove si trovano i fiori.

Un movimento complicato ma accuratissimo, che anche grazie a successivi studi è stato pienamente codificato dall’uomo. Con esso si trasmette alle altre api la direzione, la distanza, e altre informazioni relative alla fonte di cibo. Il movimento cambia a seconda della posizione del sole.

Grazie a questa scoperta, Karl von Frisch fu insignito del premio Nobel nel 1973, insieme a Konrad Lorenz, con il quale gettò le basi dell’etologia.

 

I nostri Irminsul

Le campagne militari di Carlo Magno contro i Sassoni, un popolo ancora pagano e diviso in varie tribù che mal volentieri si adattavano alla conversione cristiana e all’obbedienza nei confronti dei Franchi, durarono almeno un trentennio.

Le violenze e le devastazioni da una parte e dall’altra furono numerose. Nell’eccidio di Verden, almeno 4500 Sassoni furono uccisi a sangue freddo, avendo rifiutato di convertirsi, mentre il loro re Vitichindo riuscì a salvarsi.

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Un giorno imprecisato tra il 1907 e il 1908

Un giorno imprecisato tra il 1907 e il 1908, Harry Bensley scommise con alcune persone che avrebbe compiuto il giro del mondo in maniera anonima indossando un elmo, e rispettando alcune condizioni, tra le quali l’impegno a non toglierselo mai, quello di portarsi dietro una carrozzina, quello di vivere vendendo cartoline celebrative dell’evento ed infine quello di prendere moglie durante il viaggio.

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Tutti quelli come me

Tutti quelli come me, che qualche decennio fa hanno potuto fare obiezione di coscienza al servizio militare, senza finire in galera, hanno un enorme debito di riconoscenza verso questo signore, che lui sì, qualche tempo prima, in galera ci andò.

Ci andò per difendere il diritto delle persone di non addestrarsi alla violenza e alle armi, di non obbedire ad un dovere che era considerato inevitabile e l’unico modo per servire il proprio Paese, quando invece anche chi non indossa una uniforme avrebbe potuto farlo con pari dignità, ad esempio con il Servizio Civile.

Grazie Pietro Pinna, scomparso oggi quattro anni fa, attivista della nonviolenza, primo obiettore di coscienza italiano per motivi politici.

 

Nonostante la colomba pasquale

Nonostante la colomba pasquale come la conosciamo noi sia un’invenzione commerciale del secolo scorso, esistono anche leggende che legano questo dolce ai Longobardi.

Una di queste narra che Alboino durante l’assedio di Pavia, che poi sarebbe diventata la capitale del regno longobardo, si vide offrire da una ragazza un dolce in quella forma, che gli piacque così tanto da risparmiare dalla morte tutti gli abitanti della città lombarda.

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Alla fine di gennaio 1959

Alla fine di gennaio del 1959, un gruppo di ragazzi e ragazze, la maggior parte studenti o laureati dell’Istituto Politecnico degli Urali, in Unione Sovietica, decise di fare una escursione per raggiungere il monte Otorten. Erano tutti molto esperti, avevano già partecipato a spedizioni analoghe, e il percorso, pur considerato difficile, non destava particolari preoccupazioni.

Il 27 gennaio i dieci alpinisti si misero in cammino. Uno di loro, a causa di una indisposizione, dovette tornare indietro; nove proseguirono.

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I morti

Una Fondazione che ha lo scopo di mantenere e raccontare le storie delle persone povere o sconosciute che in molte decine di anni sono state sepolte nelle fosse comuni di un’isoletta davanti a New York: Hart Island.

Da quando è iniziata questa pratica, almeno un miliione di persone sono state sepolte qui.

Chiunque conosca la storia di qualcuna di esse, può contribuire a raccontarla.

https://www.hartisland.net/