Che gli importava a lui della fine dell’anno

Che gli importava a lui della fine dell’anno.

Che poi non era una fine dell’anno qualsiasi, era la fine dell’anno novecentonovantanove, e dopo poche ore si sarebbe entrati nel mille.

Chissà se qualcuno era spaventato, di fronte ad una data simile. Mille e non più mille, avrebbe scritto secoli dopo Giosuè Carducci, alimentando una leggenda che in realtà non aveva alcun fondamento. La gente era spaventata? No, la maggior parte della gente nemmeno sapeva che giorno fosse, e anche quando si trattava di indicare la proprià età, tiravano un po’ a indovinare, che non si contava anno per anno, ma giusto per decennio. Avrà cinquant’anni, avrà quarant’anni circa, si diceva. Raramente, qualcuno indicava trentacinque, venticinque. Non si scendeva mai in questo grado di dettaglio.

E poi la fine dell’anno cambiava da regione a regione, per qualcuno era verso Natale, per altri proprio il 31 dicembre, altri ancora la consideravano a primavera, ognuno faceva come gli pareva.

Figuriamoci lui, che aveva altro a cui pensare.

La bolla era davanti ai suoi occhi. La rilesse con attenzione. Tutti i privilegi che l’abate di Fulda gli aveva domandato, venivano confermati, a lui e ai suoi successori. Vi appose il sigillo. Come una giornata qualsiasi.

Era il 31 dicembre 999; lui era papa Silvestro II, Gerberto di Aurillac, primo papa francese della storia. E dell’ultimo dell’anno non gliene importava alcunché.

A me sì, e ne approfitto per fare gli auguri di cuore a tutte le persone che passano di qua.