Lo immaginavano tutti, che quella sarebbe stata l’ultima messa nella cattedrale di Santa Sofia: si poteva leggere il terrore negli occhi dei partecipanti, per la prima volta insieme, ortodossi e cattolici.
Maometto II, il sultano, da un paio di giorni aveva ordinato di sospendere i tiri di quel suo micidiale cannone, che lentamente – ma inesorabilmente – stavano sgretolando le imponenti mura di Costantinopoli, sotto assedio da settimane.
Una sosta prima dell’attacco finale.
Seduti gli uni accanto agli altri, Bizantini e Latini ascoltarono con angoscia le parole del celebrante, il cardinale Isidoro. Al termine del sermone, l’imperatore Costantino XI prese la parola. Cercò di rincuorare i presenti, disse che con l’aiuto della Vergine avrebbero potuto ancora rompere l’assedio, ma forse non ne era più convinto neppure lui.
Ringraziò tutta la popolazione per il coraggio dimostrato, ed ebbe parole di riconoscenza per i Latini che erano venuti a combattere insieme ai Bizantini contro i temibili Ottomani.
Si rivolse poi ad uno di essi, Giovanni Giustianini, genovese, che aveva il compito più gravoso, quello di difendere la Porta di San Romano, là dove si concentravano gli attacchi più feroci dei Turchi. Gli disse pubblicamente che non avrebbe mai pensato che uno straniero avrebbe combattuto così eroicamente per la salvezza di Costantinopoli, e gli porse un particolare ringraziamento.
Al termine della messa, la popolazione percorse le strade della città per chiudersi in casa, in attesa della fine. Giovanni e i suoi si diressero invece dove ci sarebbe stato l’attacco finale, rimanendo in attesa. All’alba del giorno dopo, il 29 maggio 1453, la forza d’urto dei Turchi si scagliò con una forza straordinaria contro quella parte delle mura e colpo dopo colpo riuscirono a penetrarle.
Fu una strage.
I giannizzeri, il corpo di élite dei Turchi, entrarono per primi, e Giovanni, dopo aver combattuto eroicamente, venne ferito gravemente. I pochi superstiti, riuscirono a metterlo su una barella e a portarlo su una nave, che raggiunse un’isola poco lontana, dove morì.
La battaglia era terminata, Costantinopoli era caduta.
La cattedrale di Santa Sofia, quel giorno stesso, diventò una moschea.
Il corpo di Giovanni Giustiniani fu riportato in città, e il sultano, impressionato dal grande valore che aveva dimostrato, gli concesse gli onori, e lo celebrò con una messa cristiana.
La sera del 28 maggio 1453, nella cattedrale di Santa Sofia, si celebrava l’ultima messa e il giorno dopo terminava la lunga storia dell’impero bizantino.