Probabilmente in Puglia

Probabilmente in Puglia in questo periodo hanno ben altro a cui pensare, ma se fossero state settimane più tranquille certamente avrebbero trovato il modo di celebrare i mille anni dalla scomparsa di Melo, che insieme a suo cognato Datto si resero protagonisti di una rivolta che i bizantini si ricordarono per un pezzo.
Il primo era nato intorno al 970, mentre il secondo una decina di anni dopo, entrambi a Bari. Di probabili origini longobarde, ma di cultura greca, di buona famiglia, insofferenti alla pesante imposizione fiscale del locale catapano (l’ufficiale bizantino che governava quel luogo), gli si ribellarono fra il 1009 e il 1010, lo fecero passare a miglior vita e per un po’ di tempo pensarono di aver risolto i problemi.

Così non fu, il nuovo catapano si dimostrò più forte del precedente e dopo un lungo e feroce assedio si riprese i territori perduti.
Melo e Datto si divisero, il primo raggiunse l’imperatore Enrico II, che gli promise aiuti, ma soltanto a parole, e poi si recò tra i principi longobardi, con analoghi risultati; mentre il secondo pensò bene di rifugiarsi a Montecassino, per poi scendere dalle parti del Garigliano.
I due cognati però non si persero d’animo, trovarono la collaborazione dei mercenari normanni che numerosi cominciavano a bazzicare quelle zone e tentarono l’ultimo assalto.
Vanamente.
La battaglia definitiva si svolse a Canne nel 1018, la stessa località dove qualche secolo prima si era svolta quella ben più celebre tra i romani e Annibale, e l’esito per gli insorti fu disastroso. Di normanni ne morirono parecchi; qualcuno rimase, e portò avanti l’epopea di cui furono poi protagonisti per molti anni a venire.
Melo riuscì a rifugiarsi nuovamente da Enrico II, ed esattamente mille anni fa morì. Venne sepolto nel duomo di Bamberga, in Germania, che si vede nella foto qui sotto.
Suo cognato Datto gli sopravvisse per un altro anno ancora, ma poi venne catturato, costretto a sfilare per le vie di Bari a dorso d’asina, rinchiuso vivo in un sacco insieme ad una scimmia, un gallo ed una serpe, e gettato in mare. Una pratica crudele che si chiama mazzeratura e che nel medioevo era riservata ai traditori.
Catapano sembra capitano scritto male, ma è un’altra cosa, deriva forse dal persiano, e indica come s’è detto l’ufficiale bizantino, e Catapanata la zona che controllava; curiosamente attraverso un procedimento che si chiama metàtesi si trasforma in Capitanata, nome che oggi indica il territorio di Foggia.
Come fracido che diventa fradicio.
Ganzo, no?