Io me la ricordo ancora

Io me la ricordo ancora, quell’ultima stanza del vecchio casolare di campagna, quasi ridotto ad un rudere, perché i miei nonni, ormai da tempo, si erano trasferiti in paese. Era l’unica in cui non ci pioveva, non c’erano più porte né finestre, ma lì le drupe un po’ verdi, un po’ viola, un po’ nere, a seconda del grado di maturazione, rimanevano ad asciugare, prima di essere portate al frantoio.

Si cominciava molto più tardi, dopo metà novembre, e quelle giornate interminabili, seppure brevi, che veniva buio presto, con la stanchezza che ti facevan male tutti i muscoli, e quel freddo, che freddo allora! mica c’era la nebbia come adesso, tirava la tramontana che ti spaccava la faccia e la sera si stava in silenzio davanti al caminetto, a guardare il fuoco che ti restituiva un po’ di calore.

Non ho mai capito se fosse questione di sfortuna o perché non eravamo raccomandati, ma io ricordo sempre le lavorazioni al frantoio di notte, mai comode di giorno, arrivava una telefonata, o ti avvertivano in qualche modo, e via di corsa a vedere se tutto andava per il verso giusto. Non so se fosse per paura di qualche inghippo, o per il desiderio di vedere il tuo tesoro dorato che prima lentamente, poi più velocemente usciva da quella macchina infernale, il cui funzionamento è stato sempre per me un mistero, fatto sta che tutto avveniva quasi sempre di notte.

Mio padre prima di morire mi ha lasciato alcune mappe, per farmi capire le diverse varietà di olivo nei diversi punti del campo, ma io mica me li ricordo, ogni volta devo cominciare daccapo. E anche una lista con i nomi mi ha lasciato: moraiolo, leccino, frantoio, rajo, pendolino, pennulice, carolea, che poi ho scoperto è una varietà del sud, chissà come gli è venuta in mente di portarla qui, ma ormai c’è e me la tengo.

Adesso rispetto ad allora le cose sono cambiate, si raccoglie almeno un mese prima, si cerca di fare in fretta, che la qualità conta più della quantità, e le magliette a maniche corte hanno sostituito quei goffi maglioni di lana ormai sciupati, che in città non andavano più bene, ma per la campagna erano l’ideale.

Però il fascino è lo stesso, un rituale antico che si ripete anno dopo anno. Stasera è meglio andare a dormire presto, che domattina ci si alza prima, perché comincia nuovamente.

La raccolta delle olive.