In questo periodo ci poniamo tutti molte domande, e tante le scriviamo, mettendo in fondo alla frase un punto interrogativo.
Ogni cosa ha una storia, e anche i punti interrogativi ce l’hanno.
Per raccontarla, a beneficio di chi eventualmente non la conoscesse, bisogna tornare molto indietro, all’età di Carlo Magno, fra l’ottavo e il nono secolo, quando in una abbazia non troppo lontano da Parigi, Corbie, i monaci che quotidianamente si dedicavano alla realizzazione di manoscritti e miniature, cominciarono ad utilizzare una nuova forma di scrittura, che avrebbe poi avuto molto successo, arrivando praticamente fino a noi: la minuscola carolina.
Era uno stile più accessibile rispetto a quelli che erano stati utilizzati fino ad allora; vennero semplificate alcune lettere, come la “a” e la “t”, e si pose mano anche al modo di scrivere le domande.
In precedenza, quando si voleva appunto scrivere una domanda, si metteva in fondo alla frase la parola “questio”, che in latino voleva dire appunto domanda. Col passare del tempo, si cominciò a scrivere semplicemente “qo”, e i monaci di questa abbazia, per semplificare, prima misero la “q” sopra la “o”, e poi via via a stilizzare entrambe, con la “q” che diventò una sorta di ricciolo e la “o” che si modificò in punto.
Era nato il punto interrogativo.
Da allora le persone non hanno smesso di porsi delle domande, e tanti di rispondere, spesso a vanvera, ma questo è un problema che non riuscirono a risolvere nemmeno i monaci di Corbie!