
Sopra ci stava il popolo grasso, che erano i borghesi che avevano fatto i soldi, i padroni; e sotto ci stava il popolo magro, cioè la plebe, i salariati, i lavoratori senza diritti, insomma.
Il malcontento di questi ultimi cresceva, cresceva, covava sotto la cenere, si trasformava in risentimento, in odio verso chi li privava non solo della possibilità di riunirsi in associazioni di categoria, ma anche di entrare in politica per cercare di migliorare le proprie condizioni.
Era maggio, come ora, e uno di questi operai decise che era giunta l’ora di ribellarsi a queste infami condizioni di lavoro. Radunò gli altri lavoratori più sfruttati, promosse uno sciopero, cercò di organizzare una sorta di fratellanza fra tutti loro, per far sentire la propria voce.
Continua a leggere Primo maggio