L’etica della reciprocità, ma per tutti!

Tra i valori morali che dovrebbero accompagnare l’esistenza di ogni individuo, c’è quello che viene genericamente definito come “etica della reciprocità”, oppure “regola d’oro”, che in tutti i tempi e in tutte le culture è stato variamente espresso.

Di cosa si tratta? Semplicemente del “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”, la cui versione più robusta sarebbe “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”, ma il risultato non cambia, ed è chiaro per tutti. Praticamente tutte le religioni del mondo l’hanno fatta propria e declinata con pochissime differenze.

Questa regola la fece propria anche il signor Thomas Tryon, nato in Inghilterra nel 1634, che da ragazzetto se ne andò via di casa, allontanandosi dalla sua famiglia benestante, per poi trasferirsi prima nei Paesi Bassi e poi alle Barbados, dove fece fortuna in qualche commercio. Appassionato di scienze naturali, Thomas denunciò lo sfruttamento scriteriato che già a quei tempi si faceva nei confronti della natura, e ancora di più la condizione di schiavitù in cui erano costretti migliaia di uomini e donne.

Ma Thomas aggiunse un passaggio fondamentale, nella sua personale interpretazione dell’etica della reciprocità, che modificò in questo modo: “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, vale anche per gli animali“. Siamo nel Seicento, e quest’uomo si rese conto che anche gli animali, gli altri animali oltre a noi, fossero per natura titolari di diritti.

Una rivoluzione.

E cercò anche di essere coerente con questi pensieri, smettendo di mangiarli, diventando cioè vegetariano. “Uccidere e mangiare le carni e il sangue delle bestie non può essere reputato umano”, sosteneva, e agggiungeva: “I lamenti di quelle creature che patiscono il dolore, non mancano mai di produrre disgrazia agli autori di questa sofferenza. Tutti gli animali del campo sono in un certo senso nostri fratelli”.

Thomas criticò con forza “l’ingiustizia della società occidentale, colpevole di sprechi che non possono essere mantenuti se non principalmente grazie alla grande oppressione degli uomini e degli animali».

Benjamin Franklin, lo scienziato che un secolo dopo inventò fra le altre cose il parafulmine, divenne vegetariano dopo aver letto le opere di Tryon.